Benritrovati, magnifica gentaglia. Eccomi di nuovo, ad osare addentrarmi in terreni carichi di controversie. Ci immergiamo nelle viscere della storia del cinema. Il nostro riflettore oggi si concentra su un movimento audace che si è azzardato a mettere in discussione le fondamenta dell'industria cinematografica. Se pensate che “Il Codice da Vinci” sia un enigma complesso, preparatevi, perché stiamo per svelare il mistero criptico del Dogma 95. E per creare un po' di attesa, vi informo che nelle prossime settimane mi immergerò nel festival cinematografico della mia Locarno, per cui ho in programma dei post speciali. Questo di certo mi metterà nel giusto spirito.
Dogma 95, amici miei, è più di un semplice movimento cinematografico; è un grido di battaglia contro lo spettacolo di Hollywood, ammaliante ma superficiale. È iniziato nel 1995 per mano di due maestri danesi - Lars Von Trier e Thomas Vinterberg. Hanno steso il "Voto di Castità", un manifesto di dieci regole concepite per ridurre il cinema ai suoi fondamentali: storia, interpretazione e temi. Una sferzata al conformismo e al ‘grandioso a tutti i costi’, il decalogo era una dichiarazione di guerra a tutto ciò che nel cinema era artificiale e decorativo.
I registi del Dogma hanno cavalcato le limitazioni del “Voto” con spudoratezza, compresi il divieto di luci e suoni artificiali, cliché di genere, azioni superficiali e persino titoli di testa. Nel regno del Dogma 95, l'ego del regista veniva lasciato fuori dalla sala di montaggio. Queste regole erano, in sostanza, una purificazione dei glamour, delle produzioni milionarie che solitamente associamo al cinema mainstream. Conferivano ai film del Dogma 95 un'estetica indubbiamente cruda e ruvida, ponendo la narrazione e le performance degli attori al centro dell'attenzione. È come bere un tuorlo d'uovo crudo; è così semplice, è quasi sconcertante, ma fa il suo lavoro in un modo che una sofisticata frittata non può fare.
Per i neofiti, Von Trier e Vinterberg potrebbero essere fraintesi come semplici provocatori. Ma questi due sono i padrini del movimento Dogma 95, il loro lascito si estende ben oltre i confini controversi di questa rivoluzione cinematografica. Von Trier, famigerato per opere come "Dogville", "Nymphomaniac" e "Dancer In The Dark", è noto per sollevare polvere, creando un profondo disagio con la sua rappresentazione spudorata delle emozioni umane. D'altra parte, Vinterberg, con capolavori come"Un Altro Giro" e "Il Sospetto", ha un talento particolare nel distillare profonde riflessioni sociali in trame narrative avvincenti. Avremo sicuramente post dedicati a questi cattivi ragazzi del cinema e alle loro scandalose avventure a breve.
Tuttavia, non dimentichiamo gli altri valorosi cavalieri di questa tavola rotonda, come Søren Kragh-Jacobsen e Kristian Levring, che hanno ulteriormente consolidato l'influenza del Dogma 95. Hanno accettato il Voto e hanno osato creare trame senza l'appoggio delle pratiche ostentate di Hollywood. Il loro impegno ha svolto un ruolo fondamentale nel dimostrare l'impatto che una storia cruda e autentica, priva di orpelli, può avere sul pubblico.
Un punto di svolta cruciale del Dogma 95 è stata la sua audace esplorazione del lato oscuro della natura umana. Film come "Festen" di Vinterberg e "Idioti" di Von Trier ne sono una testimonianza. "Festen", il primo film del Dogma 95, è un dramma familiare agghiacciante che ha rivelato la cruda realtà, spesso nascosta sotto il tappeto, nella società perbene. "Idioti", d'altra parte, è stato un pugno in faccia alle norme sociali, sfidando le percezioni sulla salute mentale e l'integrazione nella società. Anche senza il fumo e gli specchi del cinema tradizionale, questi film hanno raffigurato il lato oscuro della psiche umana con una potenza allarmante. È come essere su una montagna russa senza cinture di sicurezza – terrificante, elettrizzante e assolutamente indimenticabile.
Il movimento Dogma 95 ha lasciato un'impronta indelebile sul cinema. Il suo eco può essere percepito in alcune opere di alcuni registi contemporanei. Vengono in mente nomi come Sean Baker, con i suoi film "Tangerine" e "The Florida Project" girati su iPhone. Questi registi potrebbero non seguire religiosamente il Voto di Castità, ma il loro enfasi su trame crude e estetica minimalista canalizza chiaramente lo spirito del Dogma 95.
La domanda che la mia testolina brulicante vuole porsi ora è la seguente: potremmo vedere una rinascita di un movimento come il Dogma 95 oggi? In un mondo inondato di blockbuster carichi di effetti speciali e trame dolorosamente prevedibili, potremmo avere un contrappeso che ci costringe a rivalutare l'essenza del cinema e lo storytelling?
Credo di sì! I tempi sono maturi per una nuova ondata di ribellione, alimentata dalla stessa insoddisfazione socio-culturale che ha dato vita al Dogma 95. L'influenza pervasiva della tecnologia, la crescente ricerca di autenticità e la crescente stanchezza del pubblico verso l'intrattenimento formulare possono creare la tempesta perfetta per un moderno "Voto di Castità". Con il boom delle piattaforme di streaming e la democratizzazione della creazione di contenuti, è molto probabile che una nuova generazione di filmmaker prenda le redini e crei qualcosa di unico, di diverso. Chi lo sa, potremmo essere alla vigilia di una nuova rivoluzione cinematografica.
A questo punto, spero di aver stuzzicato la vostra curiosità. Allora, che pensate del Dogma 95? Amate l'estetica cruda e senza filtri o preferite il glamour del cinema mainstream? Fatemi sapere nei commenti qui sotto.
Alla prossima,
Davide Catena.
Comments